Monzambano
Estremo lembo di terra mantovana adagiato tra le colline che coronano il Garda, è un residente paese che del Lago ha il clima e la vegetazione. Su i soleggiati colli, tra i vigneti spiccano ulivi e cipressi, armonizzandosi in un paesaggio suggestivo di particolare bellezza.
Il paese è dominato dall’antico Castello e protetto dalla splendida chiesa, situati in una felice posizione, tale che da essi lo sguardo abbraccia la sottostante valle del Mincio, e più lontano, l’ampio panorama del monte Baldo e delle prealpi Bresciane e Veronesi.
Il paese è probabilmente di origine feudale.
Nel 1184 a breve distanza della pace di Costanza il comune di Verona provide la preziosa lista dei centri abitati (villae); subito dopo Valezo (Valeggio) e prima di Castelarius de Lagoscello (Castellaro Lagusello), contempla Mons Zambanus.
Successivamente notizie sicure se ne hanno nel 1199, data della vittoria riportata dai Veronesi sui Mantovani a Ponte Molino, dopo la quale Monzambano passò il diritto agli Scaligeri di Verona. Di questa città subì le sorti, quando con essa nel 1495, passò sotto il dominio della Serenissima. Ne fa testimonianza il leone alato che si può vedere tuttora sulla torre del castello. Per quattro secoli Monzambano segue le vicende della Repubblica Veneziana.
Il Castello
Il castello chiamato non era dimora dei signori del luogo, ma serviva come alloggiamento alle guarnigioni di vigilanza, come luogo di rifugio d’emergenza per la gente del borgo che lì si barricava portando con sè anche il bestiame e le scorte. Oltre alla chiesa c’era il pozzo (tuttora efficiente) che assicurava il rifornimento idrico.
La costruzione potrebbe anche risalire al tempo e alla volontà di Matilde di Canossa; passò ai Veronesi in seguito alla sconfitta dei Mantovani a Ponte Molino nel 1191.
Gli studi più recenti sembrano confermare in merito alla identificazione di questa struttura con l’antica chiesa parrocchiale di Santa Maria, che si pensa possa a sua volta essere identificata con il monastero di citato fra le istituzioni ecclesiastiche rurali nella diocesi di Verona in una bolla papale di Eugenio III del 1145. A tale edificio dovrebbero riferirsi le strutture murarie riportate alla luce degli scavi archeologici.
La pianta, di poligono irregolare, segue l’andamento del poggio, presenta quattro torri e due masti, l’uno a sud e l’altro a est, mentre la cortina è interrotta nella strozzatura rivolta al borgo dall’ingresso, costituito dalla porta carraia e da una pusterla con bolzoni per sollevare il ponte levatoio ora scomparso (la porta carraia in genere si chiudeva di notte, mentre restava aperta la pusterla, ora murata).
Alla fine del 1300 risalgono il ponte e la passerella levatoi con chiusura ad antoni e saracinesca. La costruzione ricorda uno scudo con la facciata rivolta verso il paese; si impone la torre civica con l’orologio a nord-est e una torre di guardia a sud. L’insieme ricorda un’ autentica fortezza. Attorno alle mura poderose correva il camminamento su delle lastre di pietra, usate poi per rivestire il basamento della facciata del S.Michele; sotto la merlatura sono restati i buchi dove erano infisse le mensole che sostenevano i camminamenti di ronda. La muratura presenta ciottoli di pietra misti a rottami, ogni tanto intercalati da mattoni. I merli che hanno subito le ingiurie del tempo sono guelfi e portano alternate le feritoie. All’interno del castello recentemente sono stati trovati resti di una necropoli, con alcune tombe e una fossa comune, probabilmente del IX-X secolo.